Violenza

Dare a qualcuno un pugno sul naso senza ragione è violenza.

E con ragione?

Il guaio è che le ragioni si trovano sempre, come la STORIA[207], anche recente, insegna. Forse il primo passo della violenza sono proprio le RAGIONI[178] che –pensiamo– ci autorizzano a usarla. A ben guardare la CONDANNA[35] a morte di un colpevole non differisce gran che dalla condanna a morte di un innocente: violenza di uomini su un uomo. È vero che nel primo caso la violenza ha le sue ragioni nella violenza connessa dal ‘colpevole’, il quale però avrà avuto anche lui le sue ragioni …

Quello che stiamo facendo è un DISCORSO[60] massimalista e fortemente IDEOLOGICO[97]: parificare tutte le violenze in nome di un’idea unica e astratta di ‘violenza’. Non pretendiamo affatto il CONSENSO[37] su queste posizioni che neppure noi condividiamo. Allora perché presentarle?

Perché sono possibili e neppure scartabili a priori. Ne potrebbe derivare per esempio che nell’amministrazione della GIUSTIZIA[93] è bene separare la RICERCA[184] dei fatti e della RESPONSABILITÀ[182] dalla VALUTAZIONE[226] della COLPA[27] e dall’assegnazione della PENA[151]. Quest’ultima infatti non fa che aggiungere violenza a violenza senza che la seconda cancelli la prima. Lasceremo quindi liberi i delinquenti? Ovviamente no, ma la condanna non andrebbe PERCEPITA[155], neppure da chi la subisce, come PUNIZIONE[151] o, peggio, come VENDETTA[227] della SOCIETÀ[199], ma solo come ristabilimento di un EQUILIBRIO[90] rotto dalla violenza. In molti paesi la giustizia viene già amministrata cosí.

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