Sopravvivenza


Il nostro insistere sulla sopravvivenza come orizzonte ideologico di IMC da un lato parifica questa a qualsiasi altra ideologia togliendole ogni pretesa di superiorità. Dall'altro permette un'ampia convergenza culturale: la maggior parte degli individui risponderebbe positivamente alla domanda se ci tengono alla sopravvivenza.

Questa risposta potrebbe però essere irriflessa, quasi istintiva e riferita piuttosto alla propria persona o tutt'al più all'umanità circonvicina. Alla sopravvivenza di una tribù amazzonica o della nostra stessa civiltà tra un migliaio di anni ci mostreremmo assai meno interessati e poco disposti a sacrificare anche solo una piccola parte del nostro benessere attuale. La nostra congenita miopia per ciò che è lontano da noi nello spazio e nel tempo poteva forse essere un vantaggio evolutivo fin quando le nostre capacità di occupazione mentale dello spazio e del tempo erano limitate a piccoli intorni del qui ed ora. Oggi questa miopia sembra ci stia conducendo a una rapida estinzione. Ma sempre la stessa miopia ci fa sopravvalutare tale possibile estinzione rendendoci indifferenti nei confronti di altre estinzioni sia passate che presenti.

In questo senso IMC è più radicale di altre ipotesi. Il suo orizzonte ideologico non ammette compromessi: se ci teniamo alla sopravvivenza, dobbiamo renderci disponibili alla relativizzazione metaculturale –che, ricordiamo, non ha a che fare con la relativizzazione assoluta– e accettare le conseguenze che ne derivano.

E –per raccordare tra loro queste generali considerazioni sui rapporti tra UMC e sopravvivenza– vorremmo indicare nella relativizzazione metaculturale la costante metodologica da trasferire in ogni operazione che intendiamo compiere sul 'reale' o sul 'pensato'.



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