Equilibrio

È una persona equilibrata
è un equilibrista
perdita di equilibrio
mantenere l'equilibrio
equilibrare le forze
...
Anche se i vari contesti e le varie forme grammaticali conferiscono al termine 'equilibrio' diverse sfumature di senso (per cui ad esempio non è detto che un equilibrista sia una persona equilibrata), l'immagine della bilancia (libra) e dell'uguaglianza (equus) concorrono a rafforzare il significato base della parola. Eppure la fisica elementare ci segnala due diversi tipi di equilibrio, tra loro alquanto diversi:

  • equilibrio stabile
  • equilibrio instabile.

Nel primo tipo un qualsiasi scarto dalla posizione di equilibrio viene compensato dall'insorgere di una forza che tende a ristabilire la condizione iniziale (si pensi a una pallina su una superficie concava).

Nel secondo tipo uno scarto anche minimo dalla posizione di equilibrio fa insorgere delle forze che tendono ad aumentare questo scarto (si pensi a una pallina in bilico su una superficie convessa).

Nell'uso metaforico il primo tipo (equilibrio stabile) ci appare di scarso interesse perché, per quanto lo si contrasti, finisce sempre per riproporre la condizione iniziale, il già noto. Nell'uso pratico invece questa riproposizione è spesso assai apprezzata, come il controllo di feed-back (vedi il 'termostato') dimostra.

Il secondo tipo (equilibrio instabile) capovolge le cose: nella pratica, risulta in permanente pericolo (per cui si cerca di stabilizzarlo), nel trasferimento metaforico produce aspettative di cambiamento (e il cambiamento è essenziale alla conservazione della vita).

La dicotomia andrebbe tuttavia 'corretta' attraverso forme di intermediazione che permettano di beneficiare di ambedue. Anziché opporre semplicemente stabilità e instabilità si potrebbe promuoverne l'alternanza, come si usa per esempio in democrazia. Qui però le alternanze che si osservano nei casi concreti finiscono per convergere verso l'omologazione dei tipi (la 'paura' del movimento induce la stasi conservativa). Oppure stabilità e instabilità potrebbero compenetrarsi a vicenda, generando forme 'esplorative', come ha fatto per esempio il comunismo con il cosiddetto 'capitalismo di stato' (incapace per altro di reggere la concorrenza del 'capitalismo di mercato',  e, attualmente, col modello cinese, basato sul controllo centralizzato del costo del lavoro. Probabilmente siamo ancora lontani da una condizione di equilibrio 'di secondo ordine' tra equilibrio stabile e equilibrio instabile.

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