Ignoranza

“Massima l'ignoranza in quei che sanno”.

Infatti colui che sa pensa di saperne di più di chi non sa, mentre la differenza è infinitamente piccola. Cambiano le cose che si sanno, ma la quantità di informazioni immagazzinate nei nostri cervelli potrebbe essere suppergiù la stessa per tutti. Non sappiamo se sia vero, comunque la società ci guadagnerebbe se pensassimo così.

Invece i rapporti umani si costruiscono sulla disparità tra chi più sa e chi meno sa. Non solo, ma questa disparità si ripercuote, senza giustificazione alcuna, su ogni aspetto della vita: in genere chi è considerato sapiente –oggi si dice piuttosto ‘colto’– vive meglio, è più rispettato e retribuito, ha una casa più confortevole di chi è considerato 'ignorante' anche se sa 'tutto' sulla coltivazione delle patate. Tanto più che il saper di scienza o di patate non dipende dalle dimensioni del cervello e neppure da libera scelta. È il caso, travestito da condizioni economiche, a scegliere chi è destinato alla scienza o alle patate.

Si obietterà che il punto non è tanto il sapere, quanto ciò che ne facciamo, e chi sa di patate può essere utile a sé e agli altri più di chi sa di filosofia. Il sapere non va di pari passo con il saper fare e spesso non è l'ignoranza che ci viene rimproverata, ma l’inettitudine. È giusto questo rimprovero? All'ignoranza è possibile ovviare informandosi, ma l'incapacità a trarre vantaggio dall'informazione potrebbe essere congenita o frutto di scelta consapevole. Ma anche l'ignoranza può essere una scelta: "Beati i poveri di spirito ...". Al solito, anziché giudicare fermiamoci al costatare e al cercar di capire.

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