Nozione

(Ricavo questa voce da uno scritto del 2003, Dal sapere al pensare)

Un tempo padrone assoluta del campo, oggi più o meno ridimensionata nei gradi inferiori della scuola, ma tuttora imperante in quelli superiori, la nozione sta comunque al centro di ciò che chiamiamo il sapere e che la scuola si sente obbligata a trasmettere. Alcune nozioni si conservano a lungo e sono quelle che si patrimonializzano; altre, e sono la maggior parte, perdono di valore o addirittura vengono falsificate da nozioni successive. Tutte sono oggi facilmente immagazzinabili nelle memorie artificiali dei computer.

Da qualche decennio i programmi scolastici tentano di reinterpretare la nozione come strumento e non come unità patrimoniale del pensiero, ma i meccanismi di acquisizione e di riscontro restano di fatto gli stessi e la scuola ne approfitta per non cambiare. La nozione pura e semplice, sia che aggravi la nostra mente sia che occupi un certo quantitativo di memoria in un computer, resta un elemento inerte se la nostra mente non riesce a penetrarla criticamente, relativizzarla all'UCL di cui è, appunto, elemento.

In una cultura sufficientemente omogenea e stabile la scuola di tipo nozionistico e trasmissivo aveva la sua ragione d'essere. Oggi, con l'indebolimento delle fedi e delle ideologie, con la sempre più accentuata compresenza, anche in un ristretto territorio, di culture e religioni diverse, oggi abbiamo bisogno che la scuola del sapere si trasformi in una scuola del pensare.

E che faremo della nozione? La espungeremo dal nostro orizzonte metodologico?

Ovviamente non. La manterremo, ma non più come punto di arresto di un processo mentale (verificabile con un'interrogazione), ma come nodo problematico da sottoporre a costante rielaborazione.

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