Fede

“È la fede delle femmine come l’Araba Fenice: che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa.”
Cosí fan tutte - Mozart/Da Ponte

La fede delle femmine (come dei maschi) sta qui per ‘fedeltà’ e quindi può essere osservata o disattesa a seconda degli umori individuali e variamente valutata in base ai codici locali morali, civili e penali.

Per contro la fede come ‘marchiatura dell’anima’ può addirittura contraddire i codici locali e distruggere gli individui (martiri, kamikaze, …). In linea di principio è incrollabile, capace di spostare le montagne o di fermare il sole …, in pratica fortunatamente assai più labile di quanto lo siano le marchiature del corpo.

Comunemente si associa ‘fede’ a ‘religione’, facendone quasi dei sinonimi (il tale è ‘di fede –o religione– maomettana’). Ed è abbastanza strano che individui che si riconoscono in una stessa fede (cattolici e protestanti, per esempio, o sciiti e sunniti) all’occasione si avventino gli uni sugli altri proprio in nome dello stesso dio. Evidentemente la fede è qualcosa di assai più indistinto che non il suo oggetto. Si può credere in Jahvè, Allah o Gesù Cristo in tanti modi diversi e ciò che ci trattiene dall’ammazzarci a vicenda non è tanto o non è solo il dio che ci siamo scelti quanto il modo con cui esercitiamo la nostra fede. La fede come sostituto di Dio.

Ma la fede non investe soltanto il dominio delle religioni. Si può aver fede nella ragione, nella scienza, nella parola di un amico. In qualche caso anche questi ‘oggetti’ si fanno sostituti della religione, come si osserva in alcune correnti filosofiche (idealismo, materialismo, positivismo), nelle quali al posto della divinità si istaurano modelli mentali altrettanto costrittivi delle religioni monoteiste. Tra questi fedi ‘laiche’ la più forte e, per così dire, interdisciplinare è la fede nella ragione che giunge addirittura a proiettarsi sulla realtà, concepita come razionale. Di qui non è difficile postulare una mente che abbia ‘creato’ il mondo così come ci appare, cioè razionale, e siamo di nuovo alla religione propriamente detta: fede e ragione potrebbero per tal via riunificarsi, come vuole il Vaticano. Ed è singolare che, per evitare quella che molti considerano una iattura per l’umanità, non tanto serve la ragione quanto proprio l’apertura all’irrazionale, al caos. Se vogliamo conservare il primato della ragione sulla fede dobbiamo accogliere la seconda nella prima, dobbiamo cioè accettare la formula “fides et ratio”, non come articolo di fede, ma come un modello mentale valutabile dalle sue conseguenze pratiche. E, poiché queste non sembrano allo stato attuale concorrere alla sopravvivenza nostra e degli altri viventi –e questo per il semplice fatto che a quel modello è legato un potere interessato in primis alla salvaguardia di sé stesso– molti di noi pensano di sciogliere il binomio e di conservare la sola ‘ratio’ senza tuttavia accordarle una ‘fides’ che la renderebbe assoluta.

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