Ordine / Disordine

Le parole hanno in genere più significati, spesso anche lontani tra di loro ed è il contesto a stabilirli. Una parola come 'ordine', la troviamo in espressioni come:
  • l'ordine dei magistrati,
  • l'ordine dei gesuiti,
  • il comandante emanò un ordine,
  • l'ordine dei coleotteri,
  • ordine alfabetico,
  • logica del prim'ordine,
...

Il senso che qui ci interessa si chiarisce invece in rapporto al suo opposto, disordine (provate a sostituirlo nelle espressioni precedenti). Ecco alcune espressioni aperte ad ambedue:
  • la stanza è in ordine/disordine,
  • l'ordine/disordine dell'universo,
  • è un tipo amante dell'ordine/disordine, 
ecc.

All'ordine attribuiamo normalmente una connotazione positiva, tant'è che per molti secoli l'abbiamo cercato anche laddove non c'è: nell'universo appunto, nel ‘creato’. E perché ve l'abbiamo cercato? Per il presupposto culturale, ideologico, religioso che, essendo stato creato da Dio, non poteva contenere imperfezioni e il disordine era visto come il massimo dell'imperfezione. E fino a un certo punto (individuabile grosso modo in Newton) il pensiero scientifico sembrò confermare la perfezione del mondo. Successive ricerche, a cominciare da quelle sui gas hanno introdotto nella scienza il criterio del disordine, che un po' alla volta ha invaso il campo avverso con i concetti di relatività, probabilità, statistica, fino all'indeterminazione della teoria dei 'quanti' e oltre.

Mentre per la scienza (biologia compresa) il primato dell'ordine sul disordine non è più sostenibile, il pensiero comune continua a privilegiarlo. Si dirà –e con qualche ragione– che non è scritto da nessuna parte che a dettar legge debba essere il pensiero scientifico. Ciò non toglie che possa essere utile –ad esempio per la sopravvivenza– domandarsi perché il pensiero comune sia restio ad accettare ciò che la scienza gli suggerisce. Cercare un determinato libro in una biblioteca ordinata (per esempio per materie o autori) è certamente assai più agevole che in un'accozzaglia di libri su un carrettino. E così un tempo lavorativo ordinatamente scandito è più produttivo di uno che non lo sia. È vero questo? Anche per una libera attività, per esempio artistica, o per il lavoro agricolo?

In politica l'accento viene posto ora sul concetto di libertà, ora su quello di ordine. Sono conciliabili questi due concetti o sono oppositivi? Libertà è sinonimo di disordine? Per certo estremismo anarchico è così, ma non di rado è l'eccesso di ordine 'locale' a produrre disordine a un livello più generale (si considerino da questo punto di vista il nazismo o i regimi più rigorosamente comunisti). Ai livelli minimi della famiglia e dell'individuo l'ordine viene invocato a difesa della sicurezza, dimenticando però che l'ordine e la sicurezza nostri si pagano spesso con il disordine e l'insicurezza altrui.

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