Straniero

Quello 'stra' –che viene dal latino extra = fuori– conferisce alla parola un ché di strano, sospetto, da tenersi lontano, fuori di casa propria ... aggiungi il fatto che lo straniero in genere parla male la nostra lingua (anche se è un accreditato scrittore nella sua), ha abitudini un poco diverse dalle nostre e forse anche pensa diversamente (pur pensando come noi che due più due fa quattro): tutto questo lo rende un po' meno essere umano di noi. Gli antichi immaginavano gli abitanti di terre lontane come esseri mezzo uomini e mezzo animali. Del resto anche il nostro civilissimo Occidente fino a poco tempo fa considerava i negri e gli indios 'razze inferiori' mentre per non pochi gli ebrei andavano eliminati perché inquinavano la 'razza bianca'. E oggi?

Un italiano che delinque è semplicemente un delinquente, ma se a delinquere è un rumeno, è un delinquente perché è rumeno. Certo non tutti pensano così, ma di fronte al delitto di uno straniero, soprattutto se extracomunitario, ci dimentichiamo, momentaneamente, di mafia, camorra e 'ndrangheta.

Questa irrazionale reazione verso lo straniero è biologica o culturale? A parte l'irrazionalità di questa stessa distinzione –la cultura non fa parte della vita?–, nel mondo animale un istinto avverso individui della stessa specie si riscontra nella competizione sessuale, nella territorialità e in certe società di insetti. Non è improbabile quindi che anche per l'uomo il meccanismo sia analogo e che quindi siamo tutti un po' come gli antichi pensavano gli stranieri lontani, mezzo uomini e mezzo animali (sempreché non lo fossero per intero). Alla metà animale abbiamo poi sovrapposto la cultura marchiando certi nostri consimili come 'stranieri', salvo poi, quando ci conviene, idealizzarne altri come 'modelli di modernità'.

Nessun commento: