Consumo - Consumismo

La fase culturale che stiamo vivendo, è detta anche “Civiltà dei consumi”.

Gli uomini hanno ovviamente sempre consumato e da un certo punto in poi anche prodotto; allora perché questa qualifica per il nostro tempo? Una qualifica oltretutto non troppo esaltante. Ridurre i consumi dicono gli uni, aumentare i consumi dicono gli altri, da un lato l’ecologia dall’altro il welfare e gli interessi economici di pochi.

Sia come sia, la sopravvivenza umana si gioca sulla eco-compatibilità degli sprechi e questa eco-compatibilità è in continuo, rapido calo.

Da ‘consumo’ la lingua italiana permette di derivare ‘consumismo’: tale connotazione è lievemente spregiativa. Anche se non del tutto convinti, nel consumismo ci siamo dentro fino al collo e se non ne saremo tratti a forza è poco probabile che vi usciremo da soli. Eppure secondo il parere degli ecologisti, meno legati agli interessi del capitale, o ce la faremo ad uscire dal consumismo, o possiamo considerare conclusa la nostra avventura terrena.

Dovremmo quindi smettere di consumare? Un bruco che rode una foglia, non consuma l’albero fin quando questo è in grado di rigenerare la foglia; tuttavia la terra non sembra più in grado di rigenerare ciò che direttamente o indirettamente consumiamo. Il consumismo infatti distrugge molto più di quanto serve all’uomo per sopravvivere.

E non sono soltanto i beni materiali che si consumano, anche la “Gioconda” o la “Nona di Beethoven” subiscono una sorta di degrado culturale per eccesso di consumo. E’ possibile un recupero di ciò che il consumismo - materiale o culturale - distrugge? Sarebbe già molto se riuscissimo a salvare l’esistente ma anche questo è assai improbabile se non ci convinciamo tutti singolarmente ad abbandonare la via del consumo distruttivo.

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