Pretesto

“Era solo un pretesto, le sue intenzioni erano ben altre ...”

“L’argomento non è che un pretesto per un esercizio di stile.”

“Le presunte armi di distruzione di massa sono state il pretesto per un’aggressione difficilmente giustificabile in altro modo.”

“Sono tutti pretesti per giungere a lei ...”

...

Usiamo ‘pretesto’ per significare che in una certa azione non è stata compiuta per sé stessa ma per mascherarne un’altra che non si vuole o non si può dichiarare.

Ma perché “non si può o non si vuole?”

Le ragioni possono essere le più diverse:

– l’azione non godrebbe della generale approvazione,

l’azione è contraria a qualche legge,

– non vogliamo che siano conosciute le sue vere motivazioni,

– siamo interessati a sviare l’attenzione degli osservatori,

...

I pretesti alimentano la diffidenza. Anzi non di rado consideriamo ‘pretesto’ una finalità che invece è effettiva. Come fare per distinguere?

Forse conviene analizzare i ‘pretesti’ come se non fossero tali, fossero cioè buone ragioni, e solo in un secondo momento, una volta assodata la loro natura pretestuosa, trattarli di conseguenza. È ciò che le Nazioni Unite hanno fatto recentemente nel caso dell’Iraq, ma che non è valso a scongiurare la guerra.

Nella vita di tutti i giorni possiamo permetterci il lusso di giudicare delle intenzioni, quando però dal nostro giudizio dipende il destino di altri, occorre molta cautela. Ma la cautela lascia al pretesto il tempo per tradursi in azione ...

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