Accordo

Nel testo-base su IMC (1999) leggo: 


"Accordo significa la costruzione o 'composizione' di un UCL comune, la cui estensione sia finita ma tale da garantire il mantenimento delle diversità e nel contempo favorirne la reciproca modulazione" (v. Piccolo dizionario pag. 360).


Come si arriva a un accordo, specie se le posizioni di partenza sono distanti tra loro?


La via suggerita da IMC è la catabasi metaculturale perseguita fino all'arresto (v. Piccolo dizionario pag. 357) determinato dal progetto che l'ha innescata. In altre parole di due posizioni vengono  analizzate metaculturalmente (cioè nei loro presupposti culturali), quindi vengono analizzati, sempre metaculturalmente, questi presupposti finché non viene raggiunto un livello comune alle due posizioni. Il numero di livelli da attraversare può essere assai grande; bisogna infatti mettere in conto le resistenze culturali che s'incontrano pressoché a ogni livello. È chiaro che perché l'arresto sia raggiunto occorre:

  • che la volontà di giungere a un accordo sia reciproca
  • che il progetto contenga un'indicazione di massima sulle condizioni compatibili con l'arresto.

Nel peggiore dei casi l'arresto avverrà al livello della  sopravvivenza (trascurando i livelli successivi che la metterebbero in gioco). Il livello dell'arresto sarà così la 'base' dell'accordo da cui risalire faticosamente per successive 'modulazioni culturali', livello per livello, fino a quello in cui verrà effettivamente siglato l'accordo. Così descritte, le cose appaiono abbastanza semplici. Pensate che lo siano anche nella pratica? Eppure su certe questioni l'accordo va raggiunto proprio in nome della sopravvivenza.


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