Una risposta univoca non è probabilmente a disposizione e non resta che avanzare delle ipotesi. Una di queste è la seguente:
la vita ci tiene alla propria conservazione, anzi, forse coincide proprio con la 'volontà' di durare nel tempo. Tollera quindi un certo grado di instabilità che le permetta di far fronte all'instabilità dell'ambiente. Quando però questo limite viene superato subentra il rifiuto: la vita retroagisce cioè mettendo in atto meccanismi capaci di riportare l'instabilità entro i valori consentiti. Nella specie umana questi meccanismi possono essere di natura ideologica piuttosto che fisica ed ecco la preferenza accordata alla stabilità. Nei fatti tuttavia anche la vita, segnatamente quella umana, è dominata dalla instabilità, ed è a questa, o meglio alla sua accettazione e al suo controllo che le pratiche formative dovrebbero allenare individuo e collettività. Ciò potrebbe voler dire che l'esercizio del dubbio e l'insicurezza che ne deriva non vanno lasciati all'emergenza casuale, ma fatti rientrare nella pianificazione educativa a tutti i livelli fin dalla scuola di base.
Che ne pensa il lettore di questa ipotesi e delle sue conseguenze per la scuola?
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